Con l’estinzioni delle api ci estingueremo anche noi.
Diversi studi scientifici sottolineano una situazione ormai drammatica per api, farfalle, scarabei e molti altri insetti alla base della catena alimentare, che stanno sparendo dalla faccia della Terra a una velocità 8 volte maggiore rispetto a mammiferi, rettili e uccelli tanto che il 40% di tutte le specie di insetti è in costante declino e almeno un terzo sarà a rischio d’estinzione tra qualche decennio.
Tra le categorie maggiormente a rischio ci sono le api ma anche falene e farfalle che accusano una perdita del 53 %: un dato negativo se si pensa che queste ultime, per la loro sensibilità ai cambiamenti climatici, sono prese in considerazione per controllare la salute degli ecosistemi.
Un fatto preoccupante non solo per la ragione più scontata dell’impollinazione, ma perché ci sono anche specie vitali per il riciclo dei nutrienti del suolo o per mantenere le condizioni più adatte alla vita nei laghi e nei fiumi, dove gli insetti sono alla base della catena alimentare di pesci, rettili e uccelli.
Di contro le specie che si adattano meglio a temperature più alte e si riproducono più velocemente potrebbero registrare un incremento: stiamo insomma andando verso un futuro senza api e farfalle, ma abbondante di mosche e scarafaggi.

Il problema principale è che ne sappiamo poco, si pensa che siano numerosi e non rischino, invece non è cosi. Da un lungo lavoro di monitoraggio della quantità di insetti presente in alcune aree protette ha sottolineato come in 24 anni la diminuzione registrata è stata del 78%: un dato allarmante se si considera proprio che si trattava di aree protette.
Il principale responsabile di questa futura e probabile estinzione è l’agricoltura intensiva chimico industriale: per far posto alle coltivazioni si abbattono alberi e vegetazione selvatica, riducendo i luoghi in cui vivono numerose specie di insetti. A questo si aggiungono altre concause quali inquinamento, deforestazione, distruzione del l’habitat e ampio ricorso a pesticidi sintetici e fertilizzanti con conseguente avvelenamento di acque e suolo.
Le alternative ci sono: è chiaro infatti come l’agricoltura debba prendere altre strade e rivolgersi al biologico.
Un fatto strano ma in campagna gli insetti stanno scomparendo sempre di più, quindi è la città che può essere considerato un luogo dove creare zone destinate alla salvaguardia delle specie nutrici degli insetti cosiddetti utili e alla conservazione della biodiversità. Tutto questo aiuterebbe a rallentare la scomparsa degli insetti e forse aiuterebbe anche l’agricoltura a produrre di più con poco sforzo.